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L’origine del ferragosto nel culto della Dea Diana
L’origine della festività del ferragosto è da ricercarsi nella storia della sacralità femminile. Nei tre giorni delle Idi di Agosto (13 – 15 Agosto) gli antichi romani celebravano i Nemoralia, conosciuti anche come Festa delle Torce o di Diana. La festa nata in onore della dea Diana era stata poi rinominata “Feriae Augusti” dall’Imperatore Ottaviano nel 18 a.C. da cui il termine odierno ferragosto.
Ovidio nei Fasti (9 d.C.) fa la prima descrizione dei Nemoralia scrivendo che si svolgevano “sin dalla notte dei tempi”:
“Nella Valle di Ariccia, c’è un lago circondato da scure foreste ritenuto sacro da un culto sin dalla notte dei tempi. Lungo un muro sono appesi molti pezzi di filo intrecciati e molte tavolette sono poste come dono alla Dea. Spesso donne a cui diana ha risposto alle preghiere, con una corona di fiori sulla testa camminano verso Roma portando una torcia accesa”.
Questa festa era celebrata ogni anno all’altare di Diana del lago Nemi (dal latino Nemus, selva o bosco sacro) da cui il nome Nemoralia. Il lago è conosciuto anche come Specchio di Diana. Le celebrazioni si svolgevano radunandosi in centinaia davanti al lago indossando ghirlande e corone di fiori.
Secondo Plutarco, parte del rituale (prima della processione che si svolgeva attorno al lago) consisteva nel lavarsi i capelli e adornarli di fiori. Anche i cani da caccia, sacri alla Dea, erano adornati e vestiti con boccioli floreali. I/le celebranti che si spostavano dalle sponde nord e sud del lago venivano trasportati/e da piccole barche illuminate dalle lanterne che si specchiavano nell’acqua con un magnifico gioco di luci. Simili lanterne erano utilizzate dalle Vestali e ne sono stati ritrovati esemplari. Richieste e offerte a Diana venivano fatte scrivendo su nastri che venivano legati agli alberi, portando piccole tavolette di argilla o statuette fatte di pane con la forma delle parti del corpo malate per richiederne la guarigione, offrendo piccole rappresentazioni in argilla di madri, bambini e di cervi (sacri alla Dea Diana), danzando e cantando, offrendo frutta. In concomitanza a queste offerte, spesso legate ai cicli lunari, vi erano anche offerte, composte principalmente da aglio, dedicate a Ecate, Dea del regno dei morti. La dea Ecate era associata a Diana/Artemide in quanto divinità lunare. Nella trinità femminile, Ecate rappresenta la Luna calante, Diana la Luna crescente e Selene la Luna piena.
Durante i Nemoralia era proibito cacciare o uccidere qualsiasi tipo di bestia o animale.
i Nemoralia rappresentassero nel primo giorno la discesa di Diana nel mondo dei morti alla ricerca di Ippolito o Virbius, nel secondo giorno la sua ascesa vittoriosa in cielo, come regina dello stesso, e il terzo giorno la sua ascesa alla luna. Celebrazioni simili erano tributate nel mondo antico, con analogie nel culto e nelle credenze, a Demetra e Iside, figure alle quali Diana era spesso associata.
Il culto cattolico cercò invano di debellare tutte queste celebrazioni pagane e le invocazioni alla Dea per proteggere le partorienti, ottenere guarigioni e benedizioni. Poiché i culti resistevano, la Chiesa finì per incorporarli adattando la festa dei Nemoralia all’interno dell’elenco delle festività religiose e inserendo in quei giorni di calendario la Festa dell’Assunzione di Maria in cielo.
I culti associati a Diana furono tutti demonizzati e, non a caso, il 6 gennaio, la dodicesima notte dopo il solstizio in cui Diana insieme alle sue ninfe si riteneva volasse sui campi per renderli fertili (spesso è stata raffigurata in volo, infatti mentre guida il carro della Luna così come nell’immagine di copertina*) divenne la festa della Befana, che non a caso è raffigurata come una strega.
Qualunque nome e forma abbia, l’archetipo del divino femminile persiste nella memoria del mondo conservando nei millenni, come brace accesa sotto la cenere, i valori della vita, dell’unione con la natura, della fratellanza e sorellanza, della condivisione nell’amore e nella pace su cui l’intera esistenza umana dovrebbe basarsi.
*Dea Diana sul carro della Luna, Giulio Romano, 1528, Palazzo Te, Mantova
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