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Dee tessitrici

In alcuni miti si narra che la tessitura sia nata da un dono di conoscenza al popolo umano fatto da entità femminili magiche, legate alla Dea Madre.

In Sardegna si chiamano Janas. Sono moltissimi i miti femminili legati alla tessitura come simbolo del filo della vita e della conoscenza: la triade tessile di Arianna, Aracne e Anankè; le tre Parche Cloto, Atropo e Lachesi; le tre Moire greche; la dea russa Makoš  e le sue aiutanti  Dolia e Nedolia; le tre norne scandinave Urðr, Verðandi e Skuld che vivono tra le radici di Yggdrasill, l’albero della Vita al centro del cosmo dove tessono l’arazzo del destino. Si ripete il numero tre: la sacra trinità con cui si manifestava la Grande Madre; tre come come le tre fasi della vita, ma anche come le tre funzioni di incidenza magica della tessitura nei tre momenti di nascita/vita/morte: una filava, l’altra determinava l’intreccio del destino e la terza recideva il filo della vita. Di queste entità è rimasta traccia nelle leggende e nelle favole, ad esempio quando si parla di fate che, non acaso, è il modo in cui si traduce anche il termine Janas in Sardegna, isola in cui le tracce della Dea sono ancora fortemente presenti.  Nel Foro di Roma le  statue che rappresentavano le Parche erano dette Tria Fata (“i tre destini”) e, presiedendo al Fato, erano chiamate anche Fatae. 

Tutte le antiche Dee partenogenetiche, create da se stesse senza l’aiuto del seme maschile, sono tessitrici: la dea egizia Nut e la dea nello Shinto giapponese Amaterasu, ad esempio.

È probabile che l’invenzione di intrecciare i fili creando tessuti, di cui abbiamo traccia sin dal Paleolitico, sia nata dall’osservazione del mondo animale (i nidi) o vegetale.

In questa corteccia di palma sembra in effetti che Madre Natura abbia intrecciato trama e ordito, generando un tessuto in un invisibile e misterioso telaio.

 

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